mercoledì 12 giugno 2013

Ristorante la Rambla a Roccamonfina, a due passi dalle Ciampate del Diavolo


Un luogo ricco di fascino, reso misterioso dalla presenza di impronte preistoriche: ecco i dintorni del ristorante di Roccamonfina.
  
Il ristorante La Rambla di Roccamonfina è un locale il cui impatto visivo risulta carino e rilassante, in cui si possono assaggiare cibi tipici a partire da ingredienti locali, e si trova in un luogo suggestivo, a due passi da un parco naturale e dalle cosiddette Ciampate del Diavolo.

Il termine Ciampate del Diavolo significa "pedate del diavolo": secondo la leggenda, un demonio sarebbe andato ad abbeversarsi alla fonte, lasciando delle impronte nella lava del vulcano spento di Roccamonfina. Oggi sappiamo che non è andata proprio così, ma questa leggenda è stata creduta per molto tempo: oggi il vulcano di Roccamonfina rappresenta invece un bellissimo luogo nei cui pressi si svolge a pieno ritmo la produzione di pasta artigianale, castagne, funghi, vino, tutti prodotti che saranno combinati in tante ricette differenti, da mani sapienti, presso La Rambla.

Per chi volesse recarsi al ristorante per scopi culturali (perché in fondo l'enogastronomia è soprattutto cultura), può anche dedicarsi a una passeggiata didattica per scoprire le Ciampate del Diavolo. Si tratta di impronte fossili risalenti a circa 350mila anni fa, tra le più antiche in Europa, che vennero lasciate da ominidi, probabilmente in età adolescente, che scendevano lungo un declivio fatto di sostanze piroplastiche in via di raffreddamento. Questi ominidi erano progenitori degli uomini di Neanderthal ed erano molto alti, ma si è stimato che le impronte appartenessero a ragazzi giovani, che, in termini moderni, avrebbero calzato un femminilissimo 35 di scarpa. Eppure le impronte sono molto grandi per via dell'inclinazione del terreno.

I fossili sono stati "nascosti" per molto tempo, finché un periodo di piogge intense, un primo intervento dell'uomo e un intervento di pulizia da parte degli studiosi ha riportato tutto alla luce. Ma i misteri scoperti e svelati non diminuiscono il fascino di questo luogo, che va visitato, per poi magari fare un salto a mangiare ottimi porcini innaffiati da un Falanghina DOC.

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